LA CORTINA DI FERRO La Fanteria d'arresto del Patto Atlantico N.A.T.O con il contributo della Associazione Nazionale "Fanti D'Arresto" - Arzene- Pordenone |
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LA MINACCIA
OLTRE LA CORTINA
In March 1946, Churchill made a speech at Fulton, Missouri in which he said, "From Stettin in the Baltic to Trieste in the Adriatic, an iron curtain has descended across the continent .... Behind that line lie all the capitals of the central and eastern Europe ... all are subject in one form or another not only to Soviet influence but also to a very high and increasing control from Moscow." http://www.funfront.net/hist/europe/coldwar.htm “Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell'Europa Centrale ed Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna (Vienna è occupata dalle truppe russe fino al 1955 quando le viene imposta la neutralità tra i due patti in cambio dell'indipendenza) , Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno ad esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera Sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell'altro, non solo all'influenza Sovietica ma anche a una altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da parte di Mosca". Ma Goebbels era stato ancora più categorico ed esplicito un anno prima “Se il popolo tedesco deporrà le sue armi, i Sovietici, in base agli accordi presi tra Roosevelt, Churchill e Stalin, occuperanno tutta l'Europa Orientale e Sudorientale assieme a gran parte del Reich. Una cortina di ferro cadrà sopra questo enorme territorio controllato dall'Unione Sovietica, dietro il quale le nazioni verranno massacrate". Era l’inizio della guerra fredda o "Cold War" con L'Urss, della minaccia atomica. Dietro la “Cortina”, dalla nostra parte, non restava che schierare più uomini possibili ed elaborare un piano di difesa che permettesse agli americani di coprirci (anche con piccole atomiche), dal momento dell'allarme, in un ragionevole lasso di tempo. Il resto dell'esercito italiano e in particolare il V Cda. teneva cavalleria corazzata e divisioni corazzate a distanza strategica dal primo urto. La lancia rossa (le migliaia di carri armati delle armate corazzate sovietiche) puntava da Est a Ovest, dai territori dell'ex (Oggi) Germania Est alla Ruhr, cuore industriale tedesco. L’Italia sembrava essere solo una via secondaria per poi bloccare il mediterraneo settentrionale. La soglia di Gorizia, già lo sapevamo, avrebbe resistito poco. I nostri vicini comunisti jugoslavi (che il disegnatore della cortina mette di qua per la linea politica non convergente) erano oltremodo animosi di prendersi il resto delle terre rivendicate come Trieste e Friuli Orientale. Più giù l’Albania aveva già chiamato i Russi in casa (poi sostituiti dai Cinesi). Il trattato di pace ci proibiva tante cose, a partire dai numeri dell'esercito etc.., ma in particolare all’Art. 48: Tutte le fortificazioni ed installazioni permanenti italiane esistenti lungo la frontiera italo-jugoslava, compresi i loro armamenti, saranno distrutte od asportate. Non era una grande prospettiva: porte socchiuse, soldati pochi (250.000) e armati coi residuati bellici americani. Non restava che scavare trincee (Il genio approntava ostacoli naturali, non definibili permanenti, e distruggeva tutto ciò che al nemico poteva servire) e riempirle di uomini decisi a vendere cara la pelle. Dovranno passare 10 anni perchè la situazione viri in bonaccia: bonaccia subito appannata dal Muro di Berlino e 8 anni dopo dai fatti di Praga. Se la cortina di ferro virtuale divideva i popoli, non altrettanto si poteva dire dell'etere invaso dalle stazioni radio in lingua italiana diffuse da Jugoslavia e Cecoslovacchia. Qui dopo il colpo di stato comunista del febbraio 1948 cominciarono ad esserci differenze tra la programmazione destinata ai paesi capitalisti e le trasmissioni destinate ai paesi amici. Gli ascoltatori dei paesi capitalisti erano informati sullo sviluppo sociale della Cecoslovacchia e il suo appoggio alla politica dell'Unione Sovietica. Obiettivo: diffondere all'estero un'immagine positiva delle conquiste del nuovo sistema del Patto di Varsavia. A Radio Praga aveva trovato rifugio Francesco Moranino alias Gemisto ed altre decine di partigiani dei "triangoli rossi" che in Italia sarebbero andati incontro a sicura condanna per esecrabili reati postbellici o come nel caso di Moranino per omicidi all'interno dello stesso schieramento antifascista. Aveva provveduto al loro espatrio clandestino il Pci (Giuseppe Fiori - Uomini ex - Einaudi) . |
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Negli anni dal 1950 al 1954 vengono costituiti anche 5 battaglioni pionieri d'arresto del genio
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La Fanteria d'Arresto dell'Esercito italiano (o battaglioni da posizione nei primi anni Cinquanta poi Raggruppamenti da Posizione) Nel 1962 si passa ai Reparti d'Arresto oggetto del nostro capitolo. Questi nuovi Reparti di Fanteria (prima della guerra c'era la Milizia confinaria poi la GAF) vennero dislocati a presidio delle fortificazioni dì pianura e fino al 1957 ebbero in carico anche quelle di montagna passate poi agli alpini. La Fanteria d'Arresto aveva il compito, in caso di attacco, di bloccare o comunque ritardare l'avanzata corazzata nemica, permettendo ai nostri, all’unica divisione corazzata (Ariete) di organizzarsi per la successiva difesa. Concorrevano a ciò fortificazioni permanenti dal confine sloveno e in profondità fino al Tagliamento, in prossimità di assi stradali e ponti (non erano le vecchie postazioni già smantellate o passate al “nemico”). Dal 1993 tutte le posizioni vengono dismesse per la contemporanea evaporazione del Patto di Varsavia. Dopo lo scioglimento del Patto si è potuto accertare che una direttrice primaria d’attacco russo correva proprio in montagna attraverso i valichi del Brennero e della Drava in territorio austriaco (paese nominalmente neutrale. Si vede che la dottrina Hitler aveva dei neofiti). http://www.fortificazioni.com/links.htm Situazione al 1976 |
Molte postazioni erano quindi nate con connotazioni
provvisorie mascherate ed erano costituite da Posti di comando,
osservazione e torrette interrate di M47 Patton o 26 Pershing e posti
d'appoggio fanteria dotati di mitragliatrici. I reparti non alpini, in
genere, erano inquadrati nella Divisione di fanteria Folgore che
comprendeva l'82° Rgt. Torino, il 183° Nembo, il 182° corazzato a Sacile
con un Btg di Bersaglieri e il 53° Umbria. Fanno inoltre parte della
divisione i lagunari, il 33° artiglieria, genio e
trasmissioni. Con la
ristrutturazione di fine '75 la Folgore diviene meccanizzata e i suoi
reparti vengono riuniti in Brigate.
Brigata Trieste con sede a Bologna: 40° Bologna, 66° Valtellina, 37° Ravenna, 21° art. Romagna Brigata Vittorio V. di cavalleria meccanizzata a Villa Opicina: 2° Piemonte, 7° Firenze, 6° Aosta e 8° art. Pasubio Brigata Gorizia meccanizzata : l'82° Torino, il 183° Nembo, il 41° Modena, 22° carri Piccinini, 46° gr. smv Trento. Facevano inoltre parte della divisione, fino alla soppressione di questa nel 1986, i battaglioni 33° Ardenza, 63° Cagliari, 53° Umbria di Fanteria d'Arresto che portavano come gli altri la mostrina mista della Folgore. |
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Stemma: Spade Custoza e aquila di Sicilia Sciolto nel 1991. |
Motto:
"Col sacrificio la gloria"
33° btg. f. arr. "Ardenza" Brigata Gorizia poi Vittorio Veneto.
Zona Carso-basso Isonzo (opere a Doberdò,
Pieris, Devetachi, M. S. Michele) Il battaglione festeggia la battaglia della Bainsizza (23/08/1917) dove si guadagna la prima Medaglia d'Argento al V.M. Il 33° e 34° prendono origine nel 1859 da truppe toscane poi inquadrate nella div. Livorno. Combatte a Custoza, in colonia e in Cina con compagnie. Partecipa alla Grande Guerra e alla successiva spedizione in Anatolia. Nel secondo conflitto a presidio della Sicilia subisce l'urto dello sbarco e viene sciolto dopo accanita resistenza |
Stemma: I tre monti stanno a significare le Alpi; i tre corni legati di rosso rappresentano il fattore storico del Reggimento "Cacciatori delle Alpi" e della Cravatta Rossa; nella seconda parte appare lo stemma della città di Cuneo e parte dello stemma del 2° C.A.R.. Lo scudo al capo d'oro a significazione della Medaglia d'Oro, mentre il veliero ricorda la Campagna d'oltre mare di Libia. |
Motto: "Obbedisco"
52° btg. f. arr. "Alpi" (ex Cacciatori
delle) Divisione Mantova poi Brigata Caserme a Tarcento, Attimis,
Cividale) MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE Sciolto nel 1993 |
"Nella grande battaglia invernale fra Don e Donez i Fanti del 53° Reggimento già copertisi di gloria a Jagodnij, si schieravano, quale estrema retroguardia del Corpo d'A., su una linea intermedia e completamente scoperta sul fianco sinistro assolvendo mirabilmente e con notevole contributo di sangue il grave e delicato compito loro affidato. Sopravanzati alle ali da numerosi mezzi corazzati avversari, rompevano di forza la cerchia nemica e dopo due giorni di asprissima battaglia riuscivano a ricongiungersi con il resto della Divisione. Successivamente, durante altri quindici giorni di accaniti combattimenti nella steppa e in pieno inverno, si battevano con indomita energia e superbo coraggio riuscendo a rompere vittoriosamente un nuovo accerchiamento del nemico. Confermavano così le gloriose tradizioni del passato e perpetuavano attraverso il loro valore e il loro sacrificio le mirabili virtù guerriere della Fanteria italiana" (Ob. Tschirsky - Popowka - Annenskij - Krassnojarowka - Fronte russo, 18 - 31 dicembre 1942). |
Motto: "Sento in cuor l'antica Patria"
53° btg. f. arr. "Umbria" Divisione
Folgore di fanteria poi Brigata Gorizia Il battaglione festeggia la battaglia del Don (Russia 18/12/1942) dove guadagna la Medaglia d'Oro al V.M. Allo scoppio del grande conflitto viene inquadrato con il confratello 54° nel Cadore, poi nel Friuli da cui riesce a sganciarsi nei giorni di Caporetto. Ripara sul Piave e viene impiegato sul Grappa. Nel secondo conflitto assume la denominazione Brigata Umbria in Div. Sforzesca e dopo un primo impiego in Albania è in Russia. Alla fine di Dicembre del '42 ripiega col 6° Bersaglieri verso le linee tedesche dove mette in salvo uomini e mezzi. Sciolto nel 1993. |
74° btg. f.arr. "Pontida" (battaglione quadro) | Battaglione Addestramento reclute 7° Cuneo |
Sciolto nel 1991. Stemma: Al centro il leone di Giuda con croce d'oro del Cristo d'argento (campagna italo-etiopica), monti all'italiana (grande guerra mondiale) e elmo di Scandenberg (campagna d'Albania). |
Motto:
"Procedere non recedere"
63° btg. f. arr. "Cagliari" Brigata
Gorizia. Zona Soglia Gorizia, Monte Calvario
(opere a Piedimonte, Blanchis, Lucinico,
Gradisca). Il battaglione festeggia il combattimento di Polazzo, alture di Redipuglia(02/07/1915) dove si guadagna la Medaglia d'Argento al V.M. Il 63° e 64° facevano parte della Brigata Cagliari poi Divisione. Concorre dopo il 1866 alla costituzione di compagnie per le truppe d'Africa. Opera nel grande conflitto (Altipiani Asiago) poi in Albania e nelle campagne coloniali successive (1935/36). Nel II conflitto è di presidio nei balcani. |
Sciolto nel 1986. Stemma: Granata dei granatieri di Lombardia da cui discende e stemma della città. Castello di Spoleto e falcone su sei monti (desunto dallo stemma di Monfalcone,) per i fatti d'arme in cui è coinvolto.
Medaglia oro 73° "Con irresistibile slancio e con
indomita tenacia attaccò e tolse successivamente al nemico numerose
trincee nella regione di Boschini e di Rubbia ed inseguendolo senza
tregua concorse efficacemente con la conquista del Nad Logem ad aprire
la via del Carso al Tricolore italiano (9 - 15 agosto 1916).
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Motto: "Acerrimus hostibus".
73° btg. f. arr. "Lombardia" Divisione
Corazzata Ariete poi Brigata Garibaldi.
Decorato di Ordine Militare d'Italia, Medaglia d'Oro
ad entrambi i reggimenti della Brigata per i combattimenti da agosto a
Novembre del 1916, Medaglie d'Argento
(Spoleto 1860 e al V.C. per il terremoto del Friuli) e una di Bronzo al V.M.
(giugno 1861 - lotta al brigantaggio,
combattimento di Durazzano, "Per essersi distinto nell'operazione contro
il brigantaggio")
Nella Grande Guerra è nella zona di Oslavia poi sul Sabotino.
Nel 1916 è sull'altopiano di Asiago per frenare l'offensiva Austriaca. A
prezzo di gravi perdite, sempre combattendo strenuamente per arginare la
poderosa pressione nemica, ripiegò dapprima sulla linea Monte Zebio -
Monte Colombara e poi, il 30 maggio, su quella del Monte Valbella -
Pennar. E' di nuovo a Gorizia in Agosto per l'offensiva su quella città
e per la 9a battglia dell'Isonzo. 29 ottobre 1917 - in conseguenza della
rotta di Caporetto, viene trasferito per Spilimbergo, Pinzano e Forgaria
sulle alture di riva destra del fiume Tagliamento (Monte Cavria - Monte
Pedroc). Avendo il nemico forzato il Ponte di Cornino, difeso da altri
Reparti, la Brigata Lombardia ne sostenne l'urto nei pressi di S. Rocco
di Forgaria, ritardandone l'avanzata. Sulle mulattiere di S. Francesco a
Tramonti sostenne un altro combattimento, per evitare l'accerchiamento
da parte del nemico, senza però purtroppo riuscirvi. Date le perdite, la
Brigata fu costretta a cedere, tranne alcuni Reparti, che riuscirono a
ripiegare in direzione di Conegliano. 21 maggio - è presente nel settore
di Castagnevizza: nei combattimenti che seguirono la Brigata ebbe 2900
uomini fuori combattimento, di cui 78 ufficiali. Sono stati nei ranghi il futuro Papa Roncalli e Gronchi futuro Presidente della Repubblica. Partecipa al II conflitto nel dalla sua sede Giuliana e resta di presidio nel circondario di Karlovac. Il 17 ottobre 1942 - con il suo pronto intervento, disimpegnò il Rgt. "Alessandria" Cavalleria, attaccato da soverchianti bande partigiane, durante l'abbeveramento dei cavalli. Alla data dell' 8/9/1943 ripiega sotto il fuoco di tedeschi e partigiani sciogliendosi dopo una marcia di 250 km, a Villa del Nevoso. |
Stemma: I leoni di Dalmazia e la montagna d'Italia Sciolto il 30 novembre 1991. |
Motto:
"Più forte del destino"
120° btg. f. arr. "Fornovo" Brigata
Isonzo poi Brigata Garibaldi. Zona valli Natisone - Judrio
(opere a Capriva, Cividale,
Cormons, Prepotto) Il battaglione festeggia il combattimento di Porte di Salton del Grappa (15/06/1918) dove si guadagna la Medaglia d'Argento al V.M.. Il 120° e il 119° facevano parte nella Grande Guerra della Brigata Emilia. Nel successivo conflitto venne mobilitato come Div. Emilia e inviato in Jugoslavia dove l'Armistizio lo colse a Cattaro. Una parte del contingente riuscì dopo accanita resistenza a riparare in Puglia |
DIVISIONE
MANTOVA
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Con la ristrutturazione del
1975 la Div. di Fanteria "Mantova" cambiò denominazione in Divisione
Meccanizzata "Mantova" e assunse alle dipendenze le neo costituite
Brigate "Brescia" e "Isonzo" Meccanizzate e la "Pozzuolo del Friuli"
Corazzata. Il quartier generale della "Mantova" era dislocato a
Udine nella caserma "G. B. Berghinz". Fu definitivamente soppressa il 30
agosto del 1997. La Brigata Meccanizzata "Isonzo" venne costituita nel novembre 1975 a Cividale del Friuli (Ud): il Comando aveva sede nella caserma "Francescatto". Nel 1983, risultavano alle sue dipendenze: ·59° btg. Fanteria meccanizzato "Calabria" - Sede: Cividale del Friuli (Ud) ·76° btg. Fanteria meccanizzato "Napoli" - Sede: Cividale del Friuli (Ud) ·114° btg. Fanteria meccanizzato "Moriago" - Sede: Tricesimo (Ud) ·120° btg. Fanteria d'Arresto "Fornovo" - Sede: Ipplis (Ud) e Purgessimo (Ud) ·63°·LXIII° btg. Carri "M. O. Fioritto" - Sede: Cordenons (Ud) ·28° Gruppo Artiglieria da campagna "Livorno" - Sede: Tarcento (Ud) ·Btg. Logistico "Isonzo" - Sede: Tricesimo (Ud) ·Cp. Controcarri - Sede: Tarcento (Ud) ·Cp. Genio pionieri - Sede: Tarcento (Ud). |
ALPINI D’ARRESTO
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Già
operanti dal 1957 come raggruppamenti frontiera (11-21-22°) nel 1962
cambiarono denominazione in Battaglioni "Val ..." riuniti nell' 11° (zona Val Canale, il Canale del Ferro), Truppe Carnia Cadore “Val Tagliamento”(già XV^ btg.); “Val Fella” (già XII^ btg.) “Val Natisone” (già XIII^ btg.). 21° (zona Val Pusteria) Brigata alpina Tridentina:”Val Brenta” (già XXIII^ btg.) “Val d’Adige” (già XXIV^ btg.); “Val Leogra” (già XXV^ btg.). 22° (zona Val Isarco e la Val Venosta) Brigata alp. Orobica: “Val Chiese” (già XXIX^ btg.) “Val Camonica” (già XXX^ btg.); XIX già battaglione alpini da posizione “Cadore” rimane autonomo. Brigata alpina Cadore XIX^ btg. alp. arr. Poi XIX^ btg. alp. arr. ”Val Cismon”. |